Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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23 novembre 2019

Saluto del (n)PCI in occasione della presentazione di L’emancipazione della donna - Lenin (Festa della Riscossa Popolare)

 

Cari compagni,

ringrazio la compagna Eleonora Bianchi che ha invitato noi del (nuovo) Partito comunista italiano a parlare in questa riunione organizzata dal Partito dei CARC, che ci è fratello nella lotta per creare le condizioni necessarie a costituire il Governo di Blocco Popolare, una tappa della rivoluzione socialista di cui il (n)PCI è promotore. L’iniziativa di oggi è dedicata alla mobilitazione delle donne delle masse popolari per liberarsi dalla duplice oppressione che subiscono: una in quanto parte delle masse popolari oppresse dalla borghesia imperialista e dal suo clero, la seconda come donne. La mobilitazione delle donne è questione della massima importanza per la rivoluzione socialista e lo sarà per un lungo periodo anche nel socialismo. Tutti i proletari coscienti appoggiano la mobilitazione delle donne per liberarsi dalla duplice oppressione: i proletari non sono in grado di liberarsi dalla borghesia e dal clero senza la liberazione delle donne dalla duplice oppressione. “Le donne sono la metà del cielo”, per dirla con le parole di Mao. Una cosa analoga vale per la mobilitazione degli immigrati: per ogni proletario italiano cosciente la mobilitazione degli immigrati per porre fine alla loro oppressione particolare è parte essenziale della mobilitazione di tutte le masse popolari per mettere fine alla borghesia e al clero. Oggi la persecuzione degli immigrati è parte essenziale della mobilitazione reazionaria delle masse popolari, promossa dichiaratamente dalla Lega di Matteo Salvini ma di fatto promossa in mille modi dalla borghesia e dai suoi esponenti politici ben prima che emergesse Matteo Salvini: la legge Turco-Napolitano, la legge Bossi-Fini, la legge Minniti, gli accordi con le bande che scorazzano in Libia dopo l’aggressione imperialista del 2011, la partecipazione alla devastazione e alle guerre delle potenze imperialiste sono ben anteriori alla comparsa di Matteo Salvini e della sua Lega.

La liberazione delle donne dalla duplice oppressione ha un posto particolare nel movimento comunista fin dal suo inizio nel secolo XIX, con la pubblicazione del Manifesto del partito comunista. Non a caso quando il movimento comunista ha preso forza, nel suo seno si sono formate organizzazioni particolari per favorire la mobilitazione delle donne contro la doppia oppressione, perché in ogni campo la liberazione degli oppressi dagli oppressori è principalmente trasformazione degli oppressi stessi che si liberano di relazioni, abitudini, concezioni e sentimenti retaggio in cui si esprime e concretizza la discriminazione a loro danno.

In Italia le donne hanno avuto i diritto di voto solo nel 1946 dopo la vittoria delle Resistenza contro i nazifascisti e il rovesciamento della Monarchia, dopo che in queste lotte si era formato un grande e forte movimento comunista con alla testa il PCI. Lo stesso vale per tanti altri diritti, dalla parità nell’eredità, al divorzio, all’assistenza sanitaria in caso di ricorso all’aborto e alla contraccezione, alla cancellazione dal Codice Penale del delitto d’onore: tutti provvedimenti legislativi che non hanno eliminato di fatto la relazione discriminatoria contro le donne ma favoriscono la mobilitazione contro di essa. Fin dalla loro nascita i primi paesi socialisti, a cominciare dall’Unione Sovietica, si sono messi all’avanguardia nell’eliminazione delle leggi che sancivano l’inferiorità delle donne, nella lotta contro le relazioni, le idee e i sentimenti che riflettevano la condizione di inferiorità alla quale il sistema di relazioni sociali condannava le donne. Nessun paese, neanche i paesi dove era nata la democrazia borghese, l’Inghilterra, gli Stati Uniti, la Francia, avevano ancora fatto niente di simile, per non parlare della Svizzera e della Germania e dei paesi scandinavi.

 Noi comunisti sosteniamo con tutte le nostre forze la mobilitazione delle donne per liberarsi dalla discriminazione a loro danno che ereditiamo dal passato e che il sistema di relazioni sociali vigente impone: basta pensare alla discriminazione in fatto di salario, di condizioni di lavoro e di servizi sociali. La concezione è la stessa per cui oggi sosteniamo e promuoviamo la costituzione di Organismi Popolari in ogni zona d’abitazione e in ogni azienda e istituzione pubblica (ospedali, scuole e altre) e soprattutto la costituzione di Organismi Operai in ogni azienda capitalista.

Oggi la lotta per la mobilitazione delle donne presenta aspetti particolari rispetto al passato. Uno di essi consiste nel fatto che più di quarant’anni fa, negli anni ’70 del secolo scorso si è esaurita la prima ondata della rivoluzione socialista iniziata con la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia ed estesasi in tutto il mondo, nei paesi oppressi e negli stessi paesi imperialisti. La borghesia imperialista ha ripreso in mano a livello mondiale la direzione del corso delle cose che il movimento comunista le aveva strappato di mano con la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e la costruzione dell’Unione Sovietica. Il sopravvento della borghesia è temporaneo ma ha dato luogo alla lunga epoca di reazione nera e di eliminazione in ogni campo delle conquiste raggiunte, l’epoca che stiamo vivendo negli ultimi quarant’anni. Questo è successo principalmente a causa dei limiti di noi comunisti nella comprensione delle condizioni della lotta del proletariato contro la borghesia e quindi nella promozione e direzione di essa. Abbiamo compreso questi limiti, li abbiamo esposti nel Manifesto Programma del nuovo PCI pubblicato nel 2008 e applichiamo le linee che occorre seguire per la rinascita del movimento comunista con tutte le forze che via via raccogliamo. Una delle condizioni particolari in cui promuoviamo la rinascita del movimento comunista e della lotta delle classi, dei gruppi sociali e delle nazioni oppresse è che la borghesia e il clero hanno anche loro imparato dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione socialista. Essi operano più a fondo che nel passato dall’interno delle masse popolari. In particolare hanno promosso e promuovono la mobilitazione delle donne e la mobilitazione delle nazioni oppresse in modo da impedire l’unità di queste parti della popolazione con la lotta dei proletari contro il modo di produzione capitalista per l’instaurazione del socialismo. Il risultato è quello che abbiamo attorno a noi. Nel caso delle donne non c’è mai stato tanto parlare (quote rosa, stalking, ecc.) e tante manifestazioni per i diritti della donne e contemporaneamente non c’è mai stata tanta oppressione quanto alla disoccupazione e alla negazione di servizi sociali, tanta discriminazione nei salari e nelle condizioni di lavoro e tanta pornografia e prostituzione, tanta violenza contro le donne. La borghesia non è in grado di opporsi frontalmente al proletariato e cerca di dividere e contrapporre liberazione delle donne e liberazione dal capitalismo. Ma per farlo devono mobilitare masse che essa stessa opprime.

La linea che noi seguiamo e che indichiamo è di approfittare della mobilitazione che la borghesia deve creare e rovesciargliela contro: le parole d’ordine sono meno importanti dell’esperienza della mobilitazione. Dobbiamo far leva sul fatto che i risultati pratici della mobilitazione reazionaria sono nulli o disastrosi per quelli stessi che si mobilitano, vanno contro le loro aspirazioni e i loro bisogni.

La situazione è grave, la disperazione e la guerra dilagano nel mondo, ma il terreno è fertile e la stagione propizia per la rinascita del movimento comunista e per avanzare nella rivoluzione socialista. Noi ci appelliamo a ognuno di voi perché si organizzi e partecipi con generosità e fiducia alla lotta. Ci appelliamo ai più generosi perché si arruolino nelle file del Partito. È in questa prospettiva che a nome di tutti i membri del (nuovo) Partito comunista italiano auguro successo alla vostra iniziativa e a tutte le altre iniziative previste nella Festa della Riscossa Popolare della Sezione.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato Centrale del (n)PCI.